In una scuola media di Piacenza pare sia stata emessa una circolare che vieta la pratica del bottle flip negli ambienti dell’istituto. Non so se c’è proprio scritto bottle flip ma amo pensare che sia così. I vertici scolastici avranno avuto i loro buoni motivi che non intendo minimamente mettere in discussione. Anzi, li appoggio a scatola chiusa.
Io però sto benedetto bottle flip proprio non lo conoscevo, non avevo la minima idea che in tutto il mondo ci fossero competizioni di questa ridicolissima attività che consiste – lo dico per gli ignoranti come me – nel lanciare in aria una bottiglia di plastica mezza piena con l’obiettivo di farla cadere in piedi. I più in gamba riescono addirittura a farla atterrare sul tappo: roba da fenomeni. Un giro su Youtube vale davvero la pena.
Bottle flip al bando nelle scuole, dunque.
E sia, ma la mia prima reazione è un sorriso istintivo: se penso alle piaghe che funestano quella fascia d’età, dalle prime droghe al bullismo più feroce, solo l’idea che gruppi di ragazzini siano tutti concentrati a far “flippare” bottigliette d’acqua in un qualche funambolico “challenge” clandestino tra i banchi, mi fa una gran tenerezza. E confesso che mi conforta.
Più bottle flip, meno droghe di merda.
Ovvio che se i ragazzini iniziassero a drogarsi per vincere al lancio della bottiglia mi cadrebbero davvero le braccia.
(Andrea Pasquali, aprile 2017)